lunedì 26 dicembre 2011

Buon Natale dal Team Qore di Style!

Buongiorno a tutti cari lettori! Anche quest'anno vogliamo dedicare un post a voi che ci seguite e a chi passa su Qore di Style per semplice curiosità o caso...

Lo scorso anno ci siamo divertiti a scrivere una piccola frase di augurio per un sereno Natale e un grandissimo nuovo anno pieno di gioie e soddisfazioni!
Beh... La formula rimane la stessa e quindi ecco a voi i nostri sinceri pensieri...

Natale e' armonia e l'armonia comincia con un sorriso. Che tu possa sorridere tutti i giorni della tua vita!
Auguri di buon Natale e per un sereno 2012.


Daniela

Carissimi lettori e lettrici, anche quest'anno vi auguro il meglio per della feste serene, circondati da atmosfere sincere e circondati da persone vere. Auguroni!

Marta

Un grande augurio per un felice Natale e un sereno 2012! Rendete il vostro tempo speciale vivendo con le persone che vi amano realizzando tutti i vostri progetti!

Giuseppe

A tutti voi auguro un sereno Natale e un 2012 che sia ricco di soddisfazioni e nel quale possiate realizzare tutti i vostri sogni!

Elisa

Che queste feste portino a voi e ai vostri cari serenità e salute. Che siano momenti di condivisione e gioia da passare con le persone più importanti per voi.
Grazie per aver passato con noi del tempo prezioso...


Francesco

Grazie ancora e da parte di tutto il team vi rinnoviamo il nostro augurio e l'invito a seguirci ancora qui... Si Qore di Style!

martedì 13 dicembre 2011

Un Pensiero, Nuova Esplorazione. Il Packaging

Pensando alle festività del Natale, a BABBO NATALE, ma nello specifico ai regalini che il 25 dicembre si scartano sotto l’albero, mi son chiesto: come si è arrivati a rende così invitante e attraente un pacco regalo?
Da qui ha inizio la mia ricerca …
… Il termine specifico che indica la confezione di un prodotto è packaging. Le sue origini risalgono alla fine del Diciottesimo secolo con la rivoluzione industriale. La sua funzione appunto è di conservare, proteggere e contenere il prodotto stesso; solo in un secondo momento ha assunto una dimensione più simbolica rappresentando e comunicando anche i valori del prodotto tramite le funzioni estetiche.
Per la prima volta è stato possibile conservare il cibo in contenitori metallici, igienici e sigillati, mentre in scatole di cartone venivano riposti altri prodotti. Più in là l’evoluzione tecnologica ha consentito la produzione di vari tipi di materiali con personalizzazioni, dando vita al packaging moderno.
È a tutti gli effetti un mezzo di comunicazione, poiché mostra l’azienda e il prodotto nelle sue caratteristiche, e oltre ad avere una funzione decisiva e rilevante per il successo di vendita, ne stimola il desiderio. I consumatori spesso scelgono i prodotti a seconda delle loro sensazioni, oltre che in base a osservazioni razionali: vedono la confezione come parte integrante del prodotto. La confezione tramite forme, colori, immagini, materiali e scritte diventa un concentrato di comunicazione per la marca, dandogli identità, immagine, familiarità, riconoscimento ma anche funzionalità.
Provoca impulsi sensoriali e attrattivi, lancia stili di vita attraverso i codici e i simboli della comunicazione fondando desideri nei clienti: più queste sensazioni sono forti, tanto più il prodotto avrà una buona riuscita.
I consumatori divenuti sempre più esigenti, competenti e sofisticati, non si accontentano più del prezzo conveniente o della qualità, ma vuole che il prodotto li rappresenti assumendo una funzione d’identità sociale dove si riconosce in una nicchia di persone che cercano una qualità maggiore.
Per permettere al prodotto di stare al passo con tempi, mode e ritmi evolutivi del consumatore, il packaging deve avere dei cicli di vita più brevi; e oltre a tener conto di questo ambiente complesso, la creatività deve far fronte anche ai costi industriali, alla logistica e alla distribuzione.

Il packaging è quindi l’arte della presentazione della comunicazione : un azione di marketing.

Il packaging personalizzato è separato dal valore effettivo dell’oggetto, ha un influenza emozionale su chi lo riceve, quindi la scelta della confezione deve essere creata per l’occasione.

La confezione originale, minuziosa e personalizzata accantona le spese sostenute nel realizzarla; il dono è un desiderio, influisce con il nostro io e i nostri sogni , stimola emozioni e sensazioni è il ponte per il piacere di ricevere un regalo. Non è detto che debba essere costoso per essere bello e originale. La ricerca di materiali e il loro accostamento, la scelta adeguata ai vari settori merceologici, e la cura con cui viene realizzata la confezione determina la professionalità e l’immagine dell’azienda.

Giuseppe, Progetto Qore di Style

giovedì 1 dicembre 2011

Un Tuffo nel Passato alla Scoperta del Manichino

Al giorno d’oggi, passeggiare per città e centri commerciali e osservare un manichino in una vetrina, è diventata un azione scontata,  eppure per giungere a tanta perfezione si è dovuto compiere un percorso molto lungo, iniziato moltissimi anni fa e che continua ancora oggi.
La parola manichino deriva dal termine olandese mannekijn, abbreviazione della parola mann che significa uomo-persona. In seguito il termine è stato francesizzato in mannequin, forma che oggigiorno è ancora  utilizzata.
I primi manichini di cui si abbia notizia risalgono agli ultimi anni del 1700. Si trattava di piccole bambole, alte circa 50 centimetri, sulle quali le grandi sarte francesi confezionavano copie delle loro creazioni, ovviamente in proporzioni ridotte. Una volta confezionate, venivano recapitate a tutte le corti d’Europa, ma anche alle più ricche famiglie d’Oltreoceano, in modo che le signore potessero scegliere i propri vestiti all'ultima moda. A Venezia venivano chiamate “Piavole de Franza” (bambole di Francia), termine con cui, ancor’oggi i veneziani indicano una donnina sciocca ma vestita all’ultimo grido.


Il manichino nasce per esigenza delle sartorie di mostrare l’abito ai clienti, serviva per sorreggerlo ed era una sagoma in vimini o in filo di ferro, senza testa né braccia.
Nessuno sa in realtà chi ha creato il primo manichino a figura intera, esiste da migliaia di anni ma lo sviluppo del manichino vestito a grandezza naturale è avvenuto dall’inizio della rivoluzione industriale. I processi messi in moto da quest’ultima come la produzione di grandi vetrate con struttura in acciaio, l’invenzione della macchina da cucire, l’elettrificazione delle città e l’apertura dei primi grandi magazzini hanno spianato la strada all’arrivo dei manichini.
Erano “privi di vita” e le figure erano ottenute da cera, cartapesta o legno, ed imbottite per dar loro forma. Quando iniziarono ad imitare personalità di spicco, caratteri somatici ed ideali culturali, i manichini cominciarono ad avere un ruolo importante nella presentazione degli abiti moda: diventarono talmente popolari che le persone spesso uscivano solo per andare a vedere i nuovi display. Questo segnerà anche l’ inizio dell’arte della vetrina.
I manichini sono stati anche una fortuna per i mercanti dell’epoca, che investendo su di loro hanno fatto fruttare i propri affari. Come può, infatti, una donna resistere alla tentazione di un bel vestito quando si può già vedere come le starebbe indosso? Al volgere dell’800 i manichini erano già al centro della nascente industria chiamata "Display”, che si evolverà in seguito nel Visual Merchandising.          
Esporre abiti non è semplice, soprattutto far risaltare le loro caratteristiche; negli anni 60 e 80 era di tendenza esporre i capi su supporti piatti come grucce, ganci ecc, ma non venivano valorizzati.

Oggi il manichino è stato rivalutato, infatti le aziende di produzione propongono sempre nuove collezioni per seguire le esigenze del mercato. Può essere di varie forme, misure e tipologie, naturale o stilizzato, con parrucche o capelli scolpiti, e rappresenta l’uomo, la donna, il ragazzo e il bambino.
La scelta di acquistare un manichino dipende dal tipo di negozio, si procede selezionando un gruppo con pose diverse ma che possano anche vivere da soli (meglio scegliere pose più semplici, in modo da utilizzarle spesso). Solitamente  ogni vetrina necessita di almeno 3 manichini, all’interno molti di più, ma naturalmente dipende dagli spazi del punto vendita.
La vestizione non è un arte semplice, l’abito deve dare l’idea di essere indossato e non appeso, cosa che spesso si vede negli allestimenti. A seconda di come sono realizzati, i manichini richiedono modi di vestizioni diverse. E’ opportuno scegliere l’abito della stessa taglia del manichino, se questo non è possibile il visual interviene con spilli e carta velina per riempire gli spazi vuoti e stringere ove c’è bisogno, se l’abito è ben lavorato sembrerà indossato in modo naturale.

Le mode sono in continua evoluzione, e i manichini si adattano ai tempi con forme e fisionomie, così da  rappresentare la griffe come veri indossatori/ci.
Probabilmente la nostra sarà l’ultima era del manichino prima che schermi interattivi, ologrammi e specchi magici lo sostituiranno, facendolo diventare un oggetto del passato; allora approfittiamone per goderci a pieno gli attori (manichini) sul palcoscenico (vetrina)!
Vi consiglio di guardare questo video

[tratto da Imago Shop&Fair]
Giuseppe, Progetto Qore di Style

lunedì 28 novembre 2011

Buongiorno siamo la ABC Srl e la contattiamo per...

L’ispirazione per questo post mi è venuta l’altra sera, prima di addormentarmi mentre davo un occhio alle ultime mail e a qualche post qua e là... non che venga direttamente da una mia esperienza ma penso che molti potrebbero identificarsi nel seguente dialogo immaginario tra un cliente potenziale e il consulente di turno...
Come vedrete il consulente (CO) si troverà a pensare alcune cose che ovviamente non potrà dire al cliente (CL) quindi vedremo se e come riuscirà ad uscire (vivo) dalla telefonata... magari con un cliente ed un appuntamento in agenda per un incontro...
L’idea è quella di offrire, in un modo un po’ diverso dal solito, qualche spunto interessante a chi opera in questo settore... spero troverete tra le righe qualche utile riflessione magari applicabile alla prossima telefonata!


CL: “Si buongiorno, siamo la Abc Srl e la chiamiamo perché sentiamo che è giunto, per noi, il momento di presidiare il web 2.0 e cercare di vendere di più... Vorremmo che Lei ci aiutasse a raggiungere i nostri obiettivi con il social media marketing!”.

CO: [Ecco... ho beccato l’unica azienda che parla da sè!] “Ehm... Buongiorno! Ho il piacere di parlare con il signor...”.



CL: “Dott. Rossi dell’ufficio marketing e comunicazione! Responsabile per la precisione...”.

CO: “Bene... Mi permetto di spiegarLe in breve di cosa mi occupo e come solitamente opero nei casi di consulenza... Per prima cosa le opportunità e i vantaggi che un’azienda può ottenere con il social media marketing sono numerosi e si basano essenzialmente sul superamento dei limiti imposti dalla comunicazione tradizionale”.

CL: “Perfetto! Noi vogliamo fare la pubblicità nel web 2.0 per vendere i nostri prodotti...”. 

CO: [Partiamo bene...] “Si beh una strategia di comunicazione basata sui social media è qualcosa di (molto) più complesso di una pubblicità su internet... Ci sono dinamiche e azioni completamente diverse! Il social media marketing prevede una conversazione tra voi e il vostro cliente...uno scambio di valore”.

CL: “Ahhhhhhhh... Ma qualche vantaggio?”.

CO:  “Ne esistono parecchi quindi Le elenco quelli principali... ad esempio potrete creare e consolidare relazioni dirette e costanti con clienti, partner e fornitori, stimolare e recepire feedback sui Vostri prodotti/servizi e su altre attività dell’azienda, coinvolgere attivamente i clienti, i partner e i fornitori su idee, progetti, offerte ed attività.

Potrete personalizzare i messaggi, fidelizzare l’utente, attraverso la creazione di community, di brand evangelist...aprire un canale efficace, diretto e rapido di customer satisfaction. Nel caso di un mercato B2B, esiste la possibilità di instaurare relazioni con responsabili aziendali e partners difficilmente raggiungibili mediante altri canali”.

CL: “Si ma... poi riusciremo a vendere di più?”

CO: [Mamma aiutami tu ti prego...] “Se iniziamo da una pianificazione attenta e specifica, riusciremo a sviluppare una social media strategy che Vi darà un grande contributo in termini di customer satisfaction, brand awareness, e fidelizzazione. Questi valori, se ben sfruttati e sviluppati, portano ad un incremento dei clienti (soddisfatti) e quindi delle vendite”.

CL: “Ohhhhhhh finalmente! Quindi come dobbiamo procedere adesso?”.

CO: “Se per Lei va bene potremmo organizzare un incontro nel quale decidere insieme la strada da seguire... Il primo passo consisterà nell’identificare in modo preciso quali sono gli obiettivi che vogliamo raggiungere attraverso la strategia di SMM. Successivamente dovremo capire insieme, a che punto siamo, quale è la situazione attuale”. [E che Dio me la mandi buona!]

CL: “Beh direi che sono d’accordo... discuteremo faccia a faccia sul da farsi e cercheremo di capire se Lei può davvero aiutarci... allora ci sentiamo Lunedì per organizzare l’incontro”.

CO: “Bene, La ringrazio e ci sentiamo Lunedì”.

A questo punto l’incontro è praticamente organizzato... starà al consulente giocarsi le proprie carte nel momento in cui si troverà a colloquio con il responsabile aziendale.
Magari nel prossimo post vedremo come si svolgeranno le fasi dell’incontro...

Potete trovare il mio articolo anche quì!

Immagine [in-stilesobrio.blogspot.com]

Progetto Qore di Style

giovedì 24 novembre 2011

Le Mode del Natale... I colori in Vetrina!

Latmosfera natalizia sta iniziando a ravvivare le strade e le piazze delle città con luci e addobbi colorati, mentre, i negozianti e visual sono intenti a scegliere le decorazioni più allegre per abbellire le vetrine.
E’ indispensabile scegliere con cura gli ornamenti natalizi perché devono essere in grado di attrarre il cliente senza confonderlo.
Come tutte le cose anche il Natale ha le proprie  tendenze e colori moda. Girovagando tra web, fiere e show room  ho notato che le tendenze sono varie.

Iniziamo dal colore.. white, gold o fluo? Colori classici o pastello?
Scegliendo il total white non si sbaglia mai, il bianco è sempre elegante e chic: è intramontabile! I materiali utilizzati sono vetro ,stoffe (tra cui feltro e cotone), ceramiche e glitter in tutte le loro forme. E perché non perle, fiori, rose e rami bianchi? Non a caso si chiama “Bianco Natal”…
La luce bianca fa sempre un ottimo effetto, dunque accostare cascate di fili argentati a luminarie chiare, avrà un grande fascino.
Se siete stanchi o non amate molto i colori, il Total White Christmas è ciò che fa per voi!
Se siete appassionati di moda saprete che per tutto il 2011 i colori fluo hanno fatto furore,  quindi non c’è da meravigliarsi se sono proprio questi i colori di moda che ritroviamo per gli addobbi e le decorazioni natalizie.
Via  libera allora ai colori sgargianti, accesi e fluorescenti, dal blu elettrico al viola metallic, dal verde smeraldo al giallo evidenziatore. Decorazioni cui forme e materiali sono le classiche utilizzate ogni natale, a cambiare sono le colorazioni insolite. Per rispecchiare tale stile a farle da padrona sono le decorazioni glitterate, palline satinate, lucide e a strisce.
Non contano molto gli accostamenti, bisogna osare con i colori contrastandoli con materiali luccicanti.
Le linee di confine sono sottilissime, quindi attenti a non cadere nel banale e nel trash. Osare (senza paura) ma con gusto e stile cercando coerenza nelle decorazioni, pur utilizzando materiali e colori differenti…

Le sorprese natalizie non finiscono mai, l’ultimo trend arriva dall’America: addobbare e abbellire aghi di pino con collier, orecchini, orologi e anelli. Non  preoccupatevi se nel vostro portagioie non possedete tutto ciò, sono in vendita gioielli dorati finti. Se quello che volete è un natale gold non abbiate paura, la vostra scelta potrà ricadere anche su glitter, stelle, palline e tutto ciò che di dorato c’è.
Per un Natale all’insegna della semplicità, della leggerezza e del “fatto in casa” la scelta si sposta su decorazioni in stoffa. Mix di stoffe che s’intersecano tra loro, proprio per creare quel senso di calore avvolgente tipico delle festività natalizie. Rosso, verde e bianco sono i colori dominanti.
Il bello di questo stile è che ogni singola decorazione può essere creata artigianalmente, l’originalità sta nei materiali utilizzati, il feltro è il più comune ma si possono impiegare anche materiali di scarto o di riciclo.
Questo sistema potrebbe essere efficace visto il  periodo di crisi ; se invece volete mascherarlo allora puntate sulle  mega decorazioni, già utilizzate da un paio d’anni. Sfere, stelle, pacchi, cuori, ghirlande e fili colorati tutti rigorosamente big. Stupire con tutto ciò che è mega, oscurando il problema del momento che accomuna un po’ tutti!
Se volete un Natale delicato e soft allora scegliete il baby style. Divertitevi ad addobbare gli alberi con cuori, carillon, cavalli a dondolo, ciucci, pupazzi di neve e animali di ogni genere in stoffa nei colori pastello, celeste, rosa confetto, lilla,  pesca e verde pistacchio. Se pensate che tali decorazioni sono dedicate solo ai piu’ piccoli vi sbagliate!
Come ho già citato le tendenze sono molte, sta a voi scegliere quella più adatta alle vostre esigenze e ai vostri gusti.
Concluderei con un mio personale pensiero: "La tendenza è arte della fantasia di ciascun individuo".

Immagine [ideare-casa.com]

Giuseppe, Progetto Qore di Style

giovedì 17 novembre 2011

Il Vetrinista. Un Artista che Comunica la Propria Opera

La vetrina deve sempre essere ben studiata, è quindi opportuno prima definire il concept della vetrina e poi sviluppare l’idea che dovrà essere coerente con i prodotti in vendita, e che comunichi l’immagine del negozio.
Dobbiamo riuscire a fermare il cliente che sta passando, dargli informazioni, far scattare in lui il desiderio e non avendo molto tempo a disposizione per catturare la sua attenzione, il linguaggio con cui parliamo deve essere chiaro e diretto.

Pensare al tema della vetrina, serve al visual per raccontare, presentare e suggestionare ma anche suggerire soluzioni al Cliente (può far riferimento alle stagioni, agli eventi e alle tendenze).
Il tema è il punto focale per lo sviluppo della vetrina, ma a darle vita saranno colori, luci, prodotti e scenografie.

Importantissima è la scelta di usare una scenografia: essa deve essere ricercata ma non esagerata e non di massa, perché si rischia di ritrovarla al negozio accanto.
 Stabilito l’argomento da esporre in vetrina tutto dovrà essere coerente, comunicando e raccontando l’atmosfera; fondamentale è richiamare all’interno dei vari reparti lo stesso soggetto delle vetrine, mantenendo così un filo conduttore di grande efficacia. Da non dimenticare la luce un elemento importante che da solo contribuisce per l’80% al risultato finale.
Dopo aver scelto il tema e i prodotti si dà vita al progetto per testarne l’efficacia, disegnando a mano creando uno schizzo o col computer generando il layout.
I prodotti non dovranno essere sparsi su tutta la vetrina, ma disposti in gruppi seguendo un andamento piramidale o raggruppati più volte : nella prima ipotesi l’occhio si concentrerà nel punto focale e in seguito sugli altri prodotti creando un concetto di stabilità; nella seconda il punto focale verrà facilmente perso, poiché nell’esposizione sono inseriti molti oggetti dello stesso tipo, ma comunque sia è di grosso impatto.
 È fondamentale lasciare spazio intorno al gruppo, per esaltarlo ed evidenziarne l’attenzione, ciò permetterà una maggiore concentrazione allo spettatore agevolando la lettura degli oggetti esposti in tema tra loro.
L’allestimento è anche influenzato dal flusso dei clienti, se arriva da sinistra l’allestimento dovrà essere rivolto verso sinistra e viceversa. Una volta pianificata la vetrina, allestirla non creerà problemi.

Si comincia dal soffitto, poi le pareti e infine il pavimento; si inseriscono poi le scenografie e i supporti collocandoli come da progetto, per vedere se le posizioni sono conformi (se le vetrine sono aperte, bisogna finire il retro della scenografia perché sarà visibile). Aggiungete i prodotti , verificate che i cartellini dei prezzi siano ben leggibili, e come tocco finale posizionate le luci.
Dedicate a quest’ultimo un po’ più di tempo perché la luce crea attenzione, narra, fa fermare i clienti… scopo della vetrina!

Giuseppe, Progetto Qore di Style

mercoledì 9 novembre 2011

La Vetrina, il Biglietto da Visita di un Negozio

La vetrina è un grande strumento di comunicazione, una cornice in cui gli oggetti esposti diventano icone e simboli carichi di significati.
Spesso è un vero e proprio stimolo anti-depressivo, distrae, incuriosisce, sviluppa la fantasia, l'immaginazione e una serie di desideri nel consumatore.
Solitamente evidenzia gli aspetti emozionali esaltando il valore estetico e comunicativo dei prodotti, ma può anche sottolineare la convenienza di un acquisto; racconta ciò che si potrà trovare nel punto vendita.
Possiamo paragonarla ad uno specchio che riflette la personalità del consumatore, che si immedesima attraverso i desideri, le passione e i sogni collettivi dell’ immaginario consumistico.
A volte serve realmente  rispecchiarsi, consentendo il controllo narcisistico del proprio look.
La vetrina dovrà essere il filo conduttore con l'interno del punto vendita; infatti ritrovare all’interno la continuità e la coerenza della vetrina rassicurerà il cliente aiutandolo a trasformare il desiderio in acquisto; se al contrario  la vetrina non rispecchia l’interno, il cliente confuso non sarà invogliato all’acquisto.

La funzione della vetrina non è quella di vendere ma di richiamare l’attenzione, informare, proporre idee e novità, affascinare e illustrare l’offerta commerciale, provocare desideri trasformando l’interesse in persuasione ad entrare facilitando successivamente l’acquisto.”
Le quantità nella scelta dei prodotti non deve essere eccessiva, perché creerebbe confusione.
E’ impossibile esporre tutti i prodotti in un allestimento, l’alternativa è quella di cambiare spesso la vetrina proponendo novità, così facendo il punto vendita apparirà innovativo e interessante.
Il successo di una vetrina non si basa solo dal valore estetico, ma anche sulla funzionalità nel mostrare i prodotti e le caratteristiche. Per cui un’attività commerciale, per non perdere l’attenzione del cliente, deve periodicamente cambiare la propria immagine.
La vetrina deve essere sempre ben studiata, ma di questo parleremo nei prossimi appuntamenti.

Giuseppe, Progetto Qore di Style

mercoledì 2 novembre 2011

Il Visual Merchandising. Marketing del Punto Vendita

Si apre oggi la nostra collaborazione con Giuseppe Sciancalepore, visual e vetrinista specializzato che curerà per Qore di Style, una piccola rubrica relativa al visual merchandising e all'allestimento vetrine. Trovate una breve bio di Giuseppe a questa pagina. Ora lasciamo spazio al debutto del nostro nuovo professionista! Forza Giuseppe!

Il visual merchandising, una disciplina che si sviluppa a partire dalla metà dell’800 con la nascita dei primi department stores, è oggi il canale privilegiato di comunicazione diretta tra merce e acquirente. Al giorno d’oggi la figura del vetrinista è molto conosciuta, ma bisogna ben distinguere la terminologia; il Visual Merchandiser è il professionista mentre il Visual Merchandising è la professione.

Il merchandising è un processo che va gestito ponendo al centro il consumatore, tenendo presente che prodotti, clienti, gusti, tendenze ed eventi dell’anno cambiano in continuazione; esso ha lo scopo di valorizzare un prodotto, e le sue aree di interesse sono l’ambientazione, l’illuminazione, la grafica e il sistema espositivo più in generale; la sua traduzione letterale infatti è “visualizzazione della merce”. Il 90% dei consumatori è profondamente influenzato da messaggi principalmente visivi, ancor prima di entrare nel punto vendita. Piccole accortezze quali luci e colori possono influenzare gli stati d’animo e gli acquisti del consumatore.
Attualmente il mercato è basato su logiche concorrenziali, per cui conoscere e saper utilizzare i principi base del visual merchandising e della comunicazione visiva è importante per il successo di un retail. “La vetrina è il biglietto da visita di un negozio e non va trascurato”.


Il vetrinista o visual merchandiser ha il compito di catturare lo sguardo anche del passante più distratto e la sua abilità è quella di lavorare sulla memorizzazione dell’immagine.
Il vetrinista deve saper strutturare gli spazi interni e di vetrina, conoscere le tecniche espositive e di illuminazione, avere un forte senso comunicativo e un’ottima capacità organizzativa. Altrettanto importanti sono la sensibilità nel cogliere e nell’anticipare le tendenze del pubblico.

Attraverso queste tecniche è il prodotto stesso che si propone al consumatore, il che è fondamentale in un’epoca in cui i negozianti adottano la metodologia self service, senza commessi, solo prodotti ben esposti.
Professione e professionista si fondono per creare un sistema di marketing efficace,  innovativo e  in continuo sviluppo. Tutte le più grandi aziende (farmaceutiche, di moda, alimentari) si affidano a visual merchandiser di fiducia ed è proprio in seguito alla forte richiesta da parte delle aziende che questa figura diventa sempre più specialistica e molto ricercata sul mercato.

Giuseppe, Progetto Qore di Style

mercoledì 19 ottobre 2011

Le Competenza Base di un Social Media Manager

L’idea di questo post mi è venuta mentre sistemavo gli appunti presi durante il corso di social media marketing per le PMI che si è tenuto settimana scorsa presso Marketing Arena.
La domanda che forse a più di qualcuno può essere sorta è la seguente: se domani dovessi propormi come social media manager per un progetto marketing di una PMI, da cosa devo partire?
Ho cercato di rispondere e rispondermi attraverso una serie di concetti indispensabili per chi vuole intraprendere questa avventura professionale...

Chi è il nostro cliente? Troppo spesso (quasi sempre) ci si concentra solo sul committente del progetto cercando di renderlo “felice e contento” del progetto e perdiamo di vista il primo cliente al quale dobbiamo pensare... il cliente/mercato del nostro committente! Ciò che noi scegliamo di progettare deve interessare il target dell’azienda per la quale lavoriamo. Lo sforzo è chiaramente maggiore perché dobbiamo pensare di sviluppare le potenzialità ed i bisogni delle persone, ma il risultato è quello di andare a segno... A favore di questo ci sono senza dubbio contenuti di qualità, trasparenti e soprattutto autentici.

E adesso cosa racconto e come? Per prima cosa la verità! Partendo da questo presupposto dobbiamo considerare che oggi parliamo a Persone (media sociali) e queste scelgono di leggere ed ascoltare ciò che davvero le interessa. Raccontare tutto, in maniera indifferenziata a tutti, fa perdere la componente sociale del progetto... scegliere lo stile giusto in base al nostro interlocutore oltre a doti quali l’empatia, l’educazione e la pazienza (in senso positivo!) fa, senza ombra di dubbio, la differenza. Si parla sempre più spesso di storytelling poiché oggi il marketing punta a narrare l’atto sociale del consumo costruendo l’esperienza. Più che spingere sul cosa produciamo forse interessa più il come... forse più che descrivere i servizi che noi offriamo, conta di più il modo attraverso il quale li proponiamo a te! Magari proposti su misura come fa un sarto o un artigiano...

Riuscirò a farmi trovare? Qui la questione entra un po’ di più nel tecnico infatti chi studia marketing oggi sa benissimo che non ha più molto senso partire dalle classiche ricerche di mercato... infatti esistono strumenti di analisi potentissimi quali: KET (key external tools), Insights, etc che abbinati a conoscenze SEO e SEM danno un quadro completo relativo al nostro progetto potenziale. Quante persone cercano questa piuttosto che quella parola chiave, dove la ricercano e perché... per il social media manager le parole sono fondamentali e lo saranno nel futuro. Se vi va un aggiornamento cliccate qui!

Come posso “viralizzare” i contenuti? La bravura sta nella creazione di una rete di relazioni più verticale possibile... spesso si cerca di creare un gruppo di conoscenze simili o del tutto uguali ma questo può creare qualche difficoltà; infatti i nostri committenti potrebbero (sicuramente!) operare nei settori più disparati. Vige la classica regola pochi ma buoni, anzi verticali! Quelli che vengono spesso definiti Influencer... A questo punto il passo successivo è quello di arricchire la relazione basandosi su reciprocità, etica e condivisione.

Effetto Long Tail???? Grazie ad Anderson abbiamo capito che, soprattutto nelle iniziative in rete, le regole classiche dell’economia non funzionano o meglio la massa in rete non conta. Esistono nicchie, gruppi, comunità e tribù che conversano sulla base di linguaggi, rituali e modalità di comportamento propri. Cerchiamo proprio questi gruppi e offriamo a loro i nostri contenuti! “Grazie ai media digitali, circola maggior denaro nella coda rispetto alla testa e quindi i prodotti/servizi di nicchia avranno molte più possibilità di profitto”; per questo bisogna sapersi adattare ascoltare ed avere un alto grado di specializzazione. Chiaramente questi ultimi aspetti valgono tanto online quanto offline.

Quali e quanti strumenti? Difficile rispondere a questa domanda perché dipende dal tipo di progetto e prima ancora dagli obiettivi dello stesso. Di certo possiamo partire da ciò che il cliente possiede: sito web, corporate blog etc... agendo su questi strumenti mettiamo le basi per la creazione di una cultura digitale interna. La strategia successiva è quella di lavorare verso l’esterno cercando di guadagnare la fiducia degli influencer, delle community e del blogger specializzati nel settore di interesse. Va sottolineata l’importanza di fidelizzare i nostri fans, le persone che ci seguono e conversano con noi... attuare una continua ed esasperata ricerca della quantità può rivelarsi un boomerang rapido e devastante! La qualità in rete viene sempre premiata e saranno proprio gli altri a parlare di noi.

Come capisco se sto facendo un buon lavoro? Ascoltare, scegliere e saper interpretare le giuste metriche e soprattutto avere molta pazienza poiché i risultati di un buon lavoro hanno bisogno di tempo per arrivare. Il medio/lungo periodo è l’arco temporale corretto per valutare questo tipo di progetti... La bravura di un social media manager forse sta proprio nell’educare il cliente a questo concetto. Non esistono strategie “tutto e subito”! La nostra reputazione, sia essa offline che online, è l’indice in base al quale possiamo renderci conto di molte cose...

Stiamo parlando di progetti che coinvolgono la rete sociale, non gli strumenti tecnologici, quindi capito questo, al mondo non esiste nulla di più variabile, strano, contorto, impossibile da misurare ma estremamente affascinante come le Persone per le quali e con le quali instaurare relazioni.

Progetto Qore di Style

martedì 11 ottobre 2011

5 Buoni Motivi per cui Dovresti Leggere Questa Lista!

Questo si tratta di un piccolo post provocatorio... in maniera ironica ho cercato di concentrare l'attenzione sul concetto di "post civetta", ovvero quegli articoli che contengono al loro prima nel titolo e poi al loro interno, liste di ipotetici strumenti, buoni motivi, tools etc etc, che attirano gli utenti come api al miele...
Questa è la mia personalissima lista!

  1. 1. Non esistono "buoni motivi".
  2. 2. Hanno leggermente stancato (per usare un eufemismo).
  3. 3. Ma non erano 7? 9? 13?
  4. 4. Perchè su google ci sono già 5.410.000 "buoni motivi"
  5. 5. Perchè le liste sono statiche e ciò che è statico ha poco valore.


Allora che ne dite? Voi avete delle vostre liste particolari?? Scrivetele! ;-)

lunedì 3 ottobre 2011

Perchè Iscriversi ad un Corso di Social Media Marketing?

La prossima settimana, sarò uno dei corsisti di MarketingArena e nello specifico parteciperò al corso “Il social media marketing per le PMI: un approccio operativo”. Sono felice e carico perché, conoscendo un po’ i docenti e il team di MA, sono sicuro che sarà una bellissima esperienza sia formativa che sociale/relazionale.

Allo stesso tempo, nell’attesa di partecipare, mi sono posto (e continuo a farlo) alcune domande del tipo: concluderò la giornata con quello che si può definire “saper fare”? Il giorno successivo sarò in grado di produrre già qualche risultato? Avrò qualche strumento operativo? Il mercato al quale mi propongo saprà sfruttare queste nuove competenze e sarò in grado di comunicarle in maniera efficace?

Penso che le prime domande dipendano in parte dalla tipologia di programma scelto, in parte dai docenti ed infine da noi “studenti”... Invece la risposta all’ultima domanda non è poi così scontata!

Sappiamo benissimo che il contesto economico e produttivo Italiano è composto in maggior parte da piccole/piccolissime/micro e medie imprese... solitamente in queste realtà non esistono nemmeno voci di badget destinate a comunicazione e marketing; figuriamoci ad azioni strutturate sui social network!

A supporto di questa tesi arrivano i risultati dello studio "Customer Experience & Social Network" commissionato alla SDA Bocconi da Alcatel-Lucent Enterprise che ha rivelato: un significativo ritardo delle Pmi italiane nello sfruttare i social network per accrescere la propria visibilità e le possibilità di sviluppo sul mercato. Dall’indagine, infatti, è emerso che in Italia:

·         Tre aziende su quattro sono consapevoli dell’importanza dei social media per il business e per il rapporto con i clienti ma meno della metà li utilizza;

·         Solo il 22% delle imprese interpellate ha da tempo implementato un’azione su vari canali social;

·         Iil 10% ha iniziato ad avvicinarsi nell’ultimo anno;

·         L’8% ha solamente una fanpage su Facebook.

Consideriamo che questa ricerca è a livello Italiano... figuriamoci se la zona geografica si restringe ad esempio al Nord-Est! Quello del “self made man”, degli artigiani, dei professionisti e dei dipendenti che dopo anni di duro lavoro sono diventati titolari di impresa... Non è proprio semplicissimo convincerli di alcuni concetti e proporsi come degli “aiutanti del marketing digitale”.

Davanti a questa situazione ecco alcune conclusioni alle quali si potrebbe arrivare... pazzi quelli che organizzano questi corsi per formare futuri esperti di...“social cosi”! Chi vuoi che partecipi??! Pazzi i partecipanti che sprecano tempo e denaro ad imparare teorie e strumenti inutili perché tanto non c’è mercato...


Chi la pensa così ha ragione solo su una questione... quella dei pazzi, di coloro che al di là della sterile ed arida superficie vedono qualcosa di possibile, cercano/creano soluzioni e non giustificazioni, parlano con tutti sapendo già che non tutti li ascolteranno ma non importa; insistono.

Dall’altra parte ci sono quegli imprenditori, artigiani e professionisti che hanno guidato per anni e ora non si vergognano di farsi guidare lungo un percorso spesso sconosciuto (che male c’è a non sapere tutto?) e rischioso nel quale è semplice spendere energie inutili se non si conoscono metodi ed ambienti.

La presenza di queste due categorie rende possibile l’incontro tra le competenze/conoscenze di persone che ci hanno provato e ci sono riuscite e le persone disposte a provarci! Nasce così il primo corso di MarketingArena che porta a casa un tutto esaurito che fa ben sperare per il proseguo di questa avventura nel difficile sentiero della formazione!

In questo post ho approfittato di un esempio concreto nella speranza che tutto questo possa rafforzare la nostra e la vostra follia e determinazione nel credere all’impossibile sfruttando il possibile e nel mettere a disposizione competenze e capacità personali indipendentemente da settori o categorie professionali. 

martedì 20 settembre 2011

X Settimana della Mobilità Sostenibile


Forse non tutti sanno che anche in questo momento è in corso la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile!
Dallo scorso giovedì 16, fino al prossimo giovedì 22, è infatti la settimana dedicata alla promozione, alla sensibilizzazione e alla mobilitazione in favore dell’utilizzo dei mezzi di trasporto alternativi.

La manifestazione promossa dalla Commissione Europea, alla sua X edizione, quest’anno è incentrata sul tema “In città senza la mia auto”, proponendosi così di spingere i cittadini all’utilizzo di tutti quei mezzi alternativi e sostenibili che non siano la propria automobile, di cui le alternative, in primis, sono la bicicletta e i piedi, e poi ovviamente i mezzi pubblici.

Dall’altra, quindi, ci si propone anche di far riflettere le amministrazioni e le imprese di trasporto pubblico locale, affinché facilitino la circolazione e l’investimento in favore di mezzi e servizi che prevedano lo di sviluppo un piano di mobilità sostenibile.

Per sapere se e quali città partecipano e con quali iniziative, il Ministero dell’Ambiente, promotore e coordinatore a livello nazionale della campagna comunitaria, ha messo a disposizione una lista della città italiane che hanno aderito alla settimana di sensibilizzazione e le loro relative attività e contatti.
Tra di esse, qualche grande città, ma soprattutto tanti piccoli comuni e province, che fanno ben sperare rispetto alla futura affermazione della sostenibilità in tutte quelle piccole realtà nazionali che vogliono mobilitarsi e dare spazio alle problematiche del traffico, dell’inquinamento e dell’energia per una mobilità sostenibile.


Marta, Progetto Qore di Style

giovedì 28 luglio 2011

Il Settore Retail: Innovazione e Tradizione. Il caso Panino Giusto

...il signore elegante entra a mezzogiorno in punto. Soffia via la brina dal loden e prende posto tra i tavoli di legno scuro. Sfoglia il menu e ordina un Giusto, accompagnandolo con una robusta rossa irlandese. È il primo cliente: che brividi, che istanti eterni! Dopo un solo morso però il signore elegante alza la testa, e nel silenzio del locale sentenzia: “se preparerete i panini sempre così, farete fortuna”.
Milano. Corso Garibaldi 125. Giovedì 8 febbraio 1979. Il sipario si è alzato. La gente intraprendente, immaginativa, veloce, giusta ha trovato il suo luogo d’elezione. E d’ora in poi sarà per sempre...

Quella con cui ho aperto questo post è la storia di un progetto tutto Italiano e nello specifico Milanese legato al settore food: Panino Giusto.
L’Italia è spesso sinonimo di buona cucina, prodotti di eccellenza e mani sapienti che li sanno lavorare... proprio una tradizione radicata negli anni ed un forte orientamento alla qualità totale, sono gli ingredienti di un progetto ambizioso ma ben ancorato alla realtà vissuta giorno dopo giorno... I prodotti e le persone sono il fulcro di questo modello di business che, nato nel nostro paese, oramai guarda all’estero con una certa consapevolezza.

Tutto questo però non esclude uno sguardo alla rete, alle applicazioni web e ad un approccio commerciale orientato al futuro.
Senza dubbio chi opera nel retail, ha oramai la necessità di integrare ai servizi tradizionali quelli legati al “mondo virtuale”. L’obiettivo è chiaramente quello di creare una relazione con i propri clienti attuali e potenziali, ascoltarli e dialogare con essi anche solo per ringraziarli della fiducia concessa o per scegliere insieme le opportunità di sviluppo future.
Panino Giusto ha scelto (per ora!) le due piattaforme principali ed oramai indispensabili per qualsiasi realtà in ambito retail che abbia l’obiettivo di proporsi al mondo: Forsquare e Facebook.

La prima è appunto Foursquare, il più grande servizio di geolocalizzazione: il brand, con la sua pagina ufficiale ha pensato di attivare delle promozioni, dedicate ai “major” (frequentatori più assidui) dei locali e ai nuovi arrivati; tali offerte sono attivate in alcuni store di Milano.
Ovviamente Panino Giusto è anche su Facebook con la sua pagina ufficiale dove propone in maniera continuativa e varia, contest e iniziative sia proprie che collaborative. Una delle iniziative più riuscite è stata senza dubbio “Crea il tuo Panino”; l’applicazione ha dato la possibilità ai partecipanti di creare il proprio panino scegliendo tra diversi ingredienti, tutti ovviamente selezionati, dargli un nome e pubblicarlo sulla propria bacheca! A conclusione del contest la giuria di esperti di Panino Giusto, ha votato e scelto la migliore creazione che è stata presente nel menù per una settimana, all’interno del locale scelto dal vincitore.
Potete vedere le foto della serata di premiazione del vincitore!
Sicuramente un’iniziativa per palati fini e buone forchette ma non solo... gli internauti food addicted più attenti hanno potuto dar sfogo alle proprie voglie culinarie!

In conclusione si può affermare che in un settore, quello retail, dove la concorrenza è spietata, i grandi gruppi dispongono di grossi budget e il mercato è totalmente consumer driven, le aziende medio piccole e piccolissime, devono per forza correre più veloci, essere flessibili e creare delle solide relazioni con i propri clienti.
Le tecnologie web senza dubbio possono aiutare e non poco, ma devono essere utilizzate con consapevolezza e con l’aiuto di persone esperte; il fai da te non paga.
Detto questo, stiamo parlando di una strada percorribile, indipendentemente dai budget e dalle dimensioni del business.  I punti vendita in generale hanno oggi l’opportunità di creare un forte engagement con i clienti più affezionati e instaurare un rapporto con quelli potenziali. Vetrine virtuali, proposte di deal pensati ad hoc, sistemi di fidelizzazione basati sui check-in e geolocalizzazione, comunicazione in-store e micro-marketing sono solo alcuni tra gli strumenti a disposizione dei “Piccoli” per correre più veloci e dinamici verso il successo.

Progetto Qore di Style

martedì 28 giugno 2011

Ken molla Barbie! Greenpeace e le campagne virali



La nota associazione ambiantalista Greenpeace, particolarmente famosa per il suo peculiare attivismo, ultimamente si sta facendo sentire parecchio anche in rete.
Da qualche tempo, infatti, ha dato il via a una serie di brillanti e sarcastiche campagne virali che constano nella diffusione di pungenti video in cui si denuncia il comportamento di grandi multinazionali le quali si caratterizzano per essere particolarmente scorrette nei confronti del clima, dell'ecologia e della sostenibilità in generale.

 Il primo video in questione, prende di mira in particolare il colosso della Mattel, personificata dalla bambola più famosa del mondo, ovvero Barbie, la quale sarebbe in realtà una serial killer di animali della foresta pluviale. La spietata critica è diretta alle politiche di packaging della celebre industria produttrice di giocattoli, in quanto acquista la carta di imballaggio dei suoi giocattoli dalla Asia Pulp and Paper (APP), una delle maggiori ditte responsabili della distruzione della foresta pluviale indonesiana.

Ovviamente di fronte a tutto ciò, il biondissimo, sensibilissimo e bellissimo Ken non rimane indifferente e decide così di scaricare la sua storica e sensualissima fidanzatina.....




Tutti noi, inoltre, abbiamo l'importante possibilità di dimostrare la nostra vicinanza e solidarietà a Ken e alla importante causa di Greenpeace, cliccando questo link 
http://www.greenpeace.org/italy/barbie#block-takeaction

Forza Ken, capiamo che sia un momento difficile, ma siamo tutti con te!!!




Marta, Progetto Qore di Style