mercoledì 19 ottobre 2011

Le Competenza Base di un Social Media Manager

L’idea di questo post mi è venuta mentre sistemavo gli appunti presi durante il corso di social media marketing per le PMI che si è tenuto settimana scorsa presso Marketing Arena.
La domanda che forse a più di qualcuno può essere sorta è la seguente: se domani dovessi propormi come social media manager per un progetto marketing di una PMI, da cosa devo partire?
Ho cercato di rispondere e rispondermi attraverso una serie di concetti indispensabili per chi vuole intraprendere questa avventura professionale...

Chi è il nostro cliente? Troppo spesso (quasi sempre) ci si concentra solo sul committente del progetto cercando di renderlo “felice e contento” del progetto e perdiamo di vista il primo cliente al quale dobbiamo pensare... il cliente/mercato del nostro committente! Ciò che noi scegliamo di progettare deve interessare il target dell’azienda per la quale lavoriamo. Lo sforzo è chiaramente maggiore perché dobbiamo pensare di sviluppare le potenzialità ed i bisogni delle persone, ma il risultato è quello di andare a segno... A favore di questo ci sono senza dubbio contenuti di qualità, trasparenti e soprattutto autentici.

E adesso cosa racconto e come? Per prima cosa la verità! Partendo da questo presupposto dobbiamo considerare che oggi parliamo a Persone (media sociali) e queste scelgono di leggere ed ascoltare ciò che davvero le interessa. Raccontare tutto, in maniera indifferenziata a tutti, fa perdere la componente sociale del progetto... scegliere lo stile giusto in base al nostro interlocutore oltre a doti quali l’empatia, l’educazione e la pazienza (in senso positivo!) fa, senza ombra di dubbio, la differenza. Si parla sempre più spesso di storytelling poiché oggi il marketing punta a narrare l’atto sociale del consumo costruendo l’esperienza. Più che spingere sul cosa produciamo forse interessa più il come... forse più che descrivere i servizi che noi offriamo, conta di più il modo attraverso il quale li proponiamo a te! Magari proposti su misura come fa un sarto o un artigiano...

Riuscirò a farmi trovare? Qui la questione entra un po’ di più nel tecnico infatti chi studia marketing oggi sa benissimo che non ha più molto senso partire dalle classiche ricerche di mercato... infatti esistono strumenti di analisi potentissimi quali: KET (key external tools), Insights, etc che abbinati a conoscenze SEO e SEM danno un quadro completo relativo al nostro progetto potenziale. Quante persone cercano questa piuttosto che quella parola chiave, dove la ricercano e perché... per il social media manager le parole sono fondamentali e lo saranno nel futuro. Se vi va un aggiornamento cliccate qui!

Come posso “viralizzare” i contenuti? La bravura sta nella creazione di una rete di relazioni più verticale possibile... spesso si cerca di creare un gruppo di conoscenze simili o del tutto uguali ma questo può creare qualche difficoltà; infatti i nostri committenti potrebbero (sicuramente!) operare nei settori più disparati. Vige la classica regola pochi ma buoni, anzi verticali! Quelli che vengono spesso definiti Influencer... A questo punto il passo successivo è quello di arricchire la relazione basandosi su reciprocità, etica e condivisione.

Effetto Long Tail???? Grazie ad Anderson abbiamo capito che, soprattutto nelle iniziative in rete, le regole classiche dell’economia non funzionano o meglio la massa in rete non conta. Esistono nicchie, gruppi, comunità e tribù che conversano sulla base di linguaggi, rituali e modalità di comportamento propri. Cerchiamo proprio questi gruppi e offriamo a loro i nostri contenuti! “Grazie ai media digitali, circola maggior denaro nella coda rispetto alla testa e quindi i prodotti/servizi di nicchia avranno molte più possibilità di profitto”; per questo bisogna sapersi adattare ascoltare ed avere un alto grado di specializzazione. Chiaramente questi ultimi aspetti valgono tanto online quanto offline.

Quali e quanti strumenti? Difficile rispondere a questa domanda perché dipende dal tipo di progetto e prima ancora dagli obiettivi dello stesso. Di certo possiamo partire da ciò che il cliente possiede: sito web, corporate blog etc... agendo su questi strumenti mettiamo le basi per la creazione di una cultura digitale interna. La strategia successiva è quella di lavorare verso l’esterno cercando di guadagnare la fiducia degli influencer, delle community e del blogger specializzati nel settore di interesse. Va sottolineata l’importanza di fidelizzare i nostri fans, le persone che ci seguono e conversano con noi... attuare una continua ed esasperata ricerca della quantità può rivelarsi un boomerang rapido e devastante! La qualità in rete viene sempre premiata e saranno proprio gli altri a parlare di noi.

Come capisco se sto facendo un buon lavoro? Ascoltare, scegliere e saper interpretare le giuste metriche e soprattutto avere molta pazienza poiché i risultati di un buon lavoro hanno bisogno di tempo per arrivare. Il medio/lungo periodo è l’arco temporale corretto per valutare questo tipo di progetti... La bravura di un social media manager forse sta proprio nell’educare il cliente a questo concetto. Non esistono strategie “tutto e subito”! La nostra reputazione, sia essa offline che online, è l’indice in base al quale possiamo renderci conto di molte cose...

Stiamo parlando di progetti che coinvolgono la rete sociale, non gli strumenti tecnologici, quindi capito questo, al mondo non esiste nulla di più variabile, strano, contorto, impossibile da misurare ma estremamente affascinante come le Persone per le quali e con le quali instaurare relazioni.

Progetto Qore di Style

martedì 11 ottobre 2011

5 Buoni Motivi per cui Dovresti Leggere Questa Lista!

Questo si tratta di un piccolo post provocatorio... in maniera ironica ho cercato di concentrare l'attenzione sul concetto di "post civetta", ovvero quegli articoli che contengono al loro prima nel titolo e poi al loro interno, liste di ipotetici strumenti, buoni motivi, tools etc etc, che attirano gli utenti come api al miele...
Questa è la mia personalissima lista!

  1. 1. Non esistono "buoni motivi".
  2. 2. Hanno leggermente stancato (per usare un eufemismo).
  3. 3. Ma non erano 7? 9? 13?
  4. 4. Perchè su google ci sono già 5.410.000 "buoni motivi"
  5. 5. Perchè le liste sono statiche e ciò che è statico ha poco valore.


Allora che ne dite? Voi avete delle vostre liste particolari?? Scrivetele! ;-)

lunedì 3 ottobre 2011

Perchè Iscriversi ad un Corso di Social Media Marketing?

La prossima settimana, sarò uno dei corsisti di MarketingArena e nello specifico parteciperò al corso “Il social media marketing per le PMI: un approccio operativo”. Sono felice e carico perché, conoscendo un po’ i docenti e il team di MA, sono sicuro che sarà una bellissima esperienza sia formativa che sociale/relazionale.

Allo stesso tempo, nell’attesa di partecipare, mi sono posto (e continuo a farlo) alcune domande del tipo: concluderò la giornata con quello che si può definire “saper fare”? Il giorno successivo sarò in grado di produrre già qualche risultato? Avrò qualche strumento operativo? Il mercato al quale mi propongo saprà sfruttare queste nuove competenze e sarò in grado di comunicarle in maniera efficace?

Penso che le prime domande dipendano in parte dalla tipologia di programma scelto, in parte dai docenti ed infine da noi “studenti”... Invece la risposta all’ultima domanda non è poi così scontata!

Sappiamo benissimo che il contesto economico e produttivo Italiano è composto in maggior parte da piccole/piccolissime/micro e medie imprese... solitamente in queste realtà non esistono nemmeno voci di badget destinate a comunicazione e marketing; figuriamoci ad azioni strutturate sui social network!

A supporto di questa tesi arrivano i risultati dello studio "Customer Experience & Social Network" commissionato alla SDA Bocconi da Alcatel-Lucent Enterprise che ha rivelato: un significativo ritardo delle Pmi italiane nello sfruttare i social network per accrescere la propria visibilità e le possibilità di sviluppo sul mercato. Dall’indagine, infatti, è emerso che in Italia:

·         Tre aziende su quattro sono consapevoli dell’importanza dei social media per il business e per il rapporto con i clienti ma meno della metà li utilizza;

·         Solo il 22% delle imprese interpellate ha da tempo implementato un’azione su vari canali social;

·         Iil 10% ha iniziato ad avvicinarsi nell’ultimo anno;

·         L’8% ha solamente una fanpage su Facebook.

Consideriamo che questa ricerca è a livello Italiano... figuriamoci se la zona geografica si restringe ad esempio al Nord-Est! Quello del “self made man”, degli artigiani, dei professionisti e dei dipendenti che dopo anni di duro lavoro sono diventati titolari di impresa... Non è proprio semplicissimo convincerli di alcuni concetti e proporsi come degli “aiutanti del marketing digitale”.

Davanti a questa situazione ecco alcune conclusioni alle quali si potrebbe arrivare... pazzi quelli che organizzano questi corsi per formare futuri esperti di...“social cosi”! Chi vuoi che partecipi??! Pazzi i partecipanti che sprecano tempo e denaro ad imparare teorie e strumenti inutili perché tanto non c’è mercato...


Chi la pensa così ha ragione solo su una questione... quella dei pazzi, di coloro che al di là della sterile ed arida superficie vedono qualcosa di possibile, cercano/creano soluzioni e non giustificazioni, parlano con tutti sapendo già che non tutti li ascolteranno ma non importa; insistono.

Dall’altra parte ci sono quegli imprenditori, artigiani e professionisti che hanno guidato per anni e ora non si vergognano di farsi guidare lungo un percorso spesso sconosciuto (che male c’è a non sapere tutto?) e rischioso nel quale è semplice spendere energie inutili se non si conoscono metodi ed ambienti.

La presenza di queste due categorie rende possibile l’incontro tra le competenze/conoscenze di persone che ci hanno provato e ci sono riuscite e le persone disposte a provarci! Nasce così il primo corso di MarketingArena che porta a casa un tutto esaurito che fa ben sperare per il proseguo di questa avventura nel difficile sentiero della formazione!

In questo post ho approfittato di un esempio concreto nella speranza che tutto questo possa rafforzare la nostra e la vostra follia e determinazione nel credere all’impossibile sfruttando il possibile e nel mettere a disposizione competenze e capacità personali indipendentemente da settori o categorie professionali.