giovedì 1 dicembre 2011

Un Tuffo nel Passato alla Scoperta del Manichino

Al giorno d’oggi, passeggiare per città e centri commerciali e osservare un manichino in una vetrina, è diventata un azione scontata,  eppure per giungere a tanta perfezione si è dovuto compiere un percorso molto lungo, iniziato moltissimi anni fa e che continua ancora oggi.
La parola manichino deriva dal termine olandese mannekijn, abbreviazione della parola mann che significa uomo-persona. In seguito il termine è stato francesizzato in mannequin, forma che oggigiorno è ancora  utilizzata.
I primi manichini di cui si abbia notizia risalgono agli ultimi anni del 1700. Si trattava di piccole bambole, alte circa 50 centimetri, sulle quali le grandi sarte francesi confezionavano copie delle loro creazioni, ovviamente in proporzioni ridotte. Una volta confezionate, venivano recapitate a tutte le corti d’Europa, ma anche alle più ricche famiglie d’Oltreoceano, in modo che le signore potessero scegliere i propri vestiti all'ultima moda. A Venezia venivano chiamate “Piavole de Franza” (bambole di Francia), termine con cui, ancor’oggi i veneziani indicano una donnina sciocca ma vestita all’ultimo grido.


Il manichino nasce per esigenza delle sartorie di mostrare l’abito ai clienti, serviva per sorreggerlo ed era una sagoma in vimini o in filo di ferro, senza testa né braccia.
Nessuno sa in realtà chi ha creato il primo manichino a figura intera, esiste da migliaia di anni ma lo sviluppo del manichino vestito a grandezza naturale è avvenuto dall’inizio della rivoluzione industriale. I processi messi in moto da quest’ultima come la produzione di grandi vetrate con struttura in acciaio, l’invenzione della macchina da cucire, l’elettrificazione delle città e l’apertura dei primi grandi magazzini hanno spianato la strada all’arrivo dei manichini.
Erano “privi di vita” e le figure erano ottenute da cera, cartapesta o legno, ed imbottite per dar loro forma. Quando iniziarono ad imitare personalità di spicco, caratteri somatici ed ideali culturali, i manichini cominciarono ad avere un ruolo importante nella presentazione degli abiti moda: diventarono talmente popolari che le persone spesso uscivano solo per andare a vedere i nuovi display. Questo segnerà anche l’ inizio dell’arte della vetrina.
I manichini sono stati anche una fortuna per i mercanti dell’epoca, che investendo su di loro hanno fatto fruttare i propri affari. Come può, infatti, una donna resistere alla tentazione di un bel vestito quando si può già vedere come le starebbe indosso? Al volgere dell’800 i manichini erano già al centro della nascente industria chiamata "Display”, che si evolverà in seguito nel Visual Merchandising.          
Esporre abiti non è semplice, soprattutto far risaltare le loro caratteristiche; negli anni 60 e 80 era di tendenza esporre i capi su supporti piatti come grucce, ganci ecc, ma non venivano valorizzati.

Oggi il manichino è stato rivalutato, infatti le aziende di produzione propongono sempre nuove collezioni per seguire le esigenze del mercato. Può essere di varie forme, misure e tipologie, naturale o stilizzato, con parrucche o capelli scolpiti, e rappresenta l’uomo, la donna, il ragazzo e il bambino.
La scelta di acquistare un manichino dipende dal tipo di negozio, si procede selezionando un gruppo con pose diverse ma che possano anche vivere da soli (meglio scegliere pose più semplici, in modo da utilizzarle spesso). Solitamente  ogni vetrina necessita di almeno 3 manichini, all’interno molti di più, ma naturalmente dipende dagli spazi del punto vendita.
La vestizione non è un arte semplice, l’abito deve dare l’idea di essere indossato e non appeso, cosa che spesso si vede negli allestimenti. A seconda di come sono realizzati, i manichini richiedono modi di vestizioni diverse. E’ opportuno scegliere l’abito della stessa taglia del manichino, se questo non è possibile il visual interviene con spilli e carta velina per riempire gli spazi vuoti e stringere ove c’è bisogno, se l’abito è ben lavorato sembrerà indossato in modo naturale.

Le mode sono in continua evoluzione, e i manichini si adattano ai tempi con forme e fisionomie, così da  rappresentare la griffe come veri indossatori/ci.
Probabilmente la nostra sarà l’ultima era del manichino prima che schermi interattivi, ologrammi e specchi magici lo sostituiranno, facendolo diventare un oggetto del passato; allora approfittiamone per goderci a pieno gli attori (manichini) sul palcoscenico (vetrina)!
Vi consiglio di guardare questo video

[tratto da Imago Shop&Fair]
Giuseppe, Progetto Qore di Style

Nessun commento:

Posta un commento

Ke ne Pensi?