mercoledì 29 dicembre 2010

Tanti Auguri da Qore di Style!

Ecco i nostri personali auguri per queste feste! Il Qore di Style Team è sempre con Voi...
Auguriamo a tutti di trascorrere Splendidi momenti di Gioia con le Persone che amate! Non dimenticate Mai che non c'e niente di più Bello che Stare Insieme agli amici, alle persone care e alla propria Famiglia!

I migliori auguri per un nuovo Anno nel quale realizzare Tutti i Progetti e i Sogni che Vi siete prefissati! Auguri di Qore!!!
Elisa&Francesco

Finalmente è Natale! Che In tutti noi accenda una sincera voglia di condividere e donare.
Un augurio affinchè questi splendidi giorni di festa siano pieni di gioia e amore.
Daniela


Eccolo, il periodo dell’anno che tutti aspettiamo per andare in vacanza, fare festa e stare in compagnia: il Natale, l’Anno Nuovo e l’Epifania che tutte le feste si porta via!
Buone vacanze a tutti, tanti buoni propositi per l’anno nuovo e niente cinepanettoni per carità!!!
Marta

Progetto Qore di Style

giovedì 23 dicembre 2010

Mediocrità, Scuola e Tanto Altro…

Oggi in Qore di Style Vi regaliamo un altro brillante articolo che la nostra Marta porta all'attenzione di tutti i lettori... Dal titolo avrete capito che si continua ad approfondire il tema sociale della decrescita e della mediocrità che abbiamo trattato in questo post. Buona lettura e come sempre attendiamo commenti e critiche!

Ivan Illich, nella sua opera “Descolarizzare la società” solleva una serie di questioni e spunti di riflessione davvero molto interessanti, le quali si ricollegano direttamente all’ultimo post sulla mediocrità, ma anche indirettamente a tematiche trattate in altri post precedenti.

Durante la lettura delle prime pagine di questo libro, non nascondo che sono rimasta un po’ interdetta, nel senso che non mi aspettavo delle teorie così “radicali”. Il titolo mi aveva fatto pensare che si trattasse di una critica/analisi dei problemi inerenti all’organizzazione e alle carenze del sistema scolastico sulla scia di svariate teorie pedagogiche, invece mi sono accorta che la critica che Illich fa del sistema scolastico occidentale, va ben al di là questo aspetto meramente formale, abbracciando ipotesi e idee molto più complesse particolari. Diciamo pure, quindi, che a una prima lettura mi ero fossilizzata un po’ troppo sulla pura questione della descolarizzazione, chiedendomi come fosse possibile un sistema alternativo valido e fattibile per tutti a livello universale, come è inteso oggi il sistema scolastico.

Successivamente però, mi sono accorta che ridurre tutto alla sola questione del sistema scolastico legato unicamente al concetto di istruzione, era estremamente riduttivo.
Il messaggio di Illich, infatti, va molto al di là di questo. Illich critica il sistema scolastico in primis, in quanto afferma essere l’istituzione moderna più dannosa, ma in realtà intende, con esso, criticare e demistificare tutto l’insieme delle istituzioni moderne, e quindi, tramite queste, tutto il sistema di valori della nostra società moderna, ovvero la stessa condizione dell’uomo odierno.

Così, partendo dalla scuola e dai suoi problemi, riesce ad allargare il campo di analisi, dissacrando prima il sistema scuola (minando le basi su cui fonda il suo potere, quali obbligatorietà, frequenza, figura dell’insegnante, divisione in blocchi di materie e programmi prestabiliti, assegnazione di titoli e diplomi), per poi applicare lo stesso tipo di ragionamento alle altre istituzioni (quali ospedali, carceri, esercito, ecc), e arrivando alla conclusione che tutte queste istituzioni sono non solo inutili, ma perfino dannose alla società e all’uomo, in quanto riescono a piegare e forgiare la natura stessa dell’essere umano, al fine di farne un mero consumatore-dipendente dei prodotti da esse create, insomma per dirla alla Godin, un mediocre, in nome del mito del progresso in continua crescita, il quale dovrebbe portare al tanto sperato benessere.

Come possiamo vedere la critica abbraccia così l’economia, la politica e la mentalità moderna, che dirigono e plasmano i valori attuali, che risultano essere così estremamente criticabili, inutili e dannosi. L’interrogativo si rivolge quindi verso una prospettiva futura, verso quello che ne sarà dell’Uomo e della Terra se si continua su questa strada, guidati da valori finti e maligni.

A questo punto Illich esprime tutta la sua positività e manda un chiaro messaggio di ottimismo tramite “una profezia carica di speranze”, proponendo la sua concreta alternativa per far fronte a tutto questo e porre fine a questa fatale escalation verso l’autodistruzione. La soluzione infatti si prospetta essere abbastanza semplice: si tratta solamente di prender coscienza di tutto ciò e adoperarsi attivamente affinché si possa tornare verso un sistema di valori più puri e autentici, quasi più “primitivi”, proprio secondo l’esempio dei miti di Pandora e di Epimeteo, in uno spirito di conciliazione e cooperazione di sé con gli altri e la Terra che ci circonda. Si tratta semplicemente di fare una scelta.

Per spiegare meglio la finezza, la veridicità e l’attualità del pensiero di Illich, che risale oramai a quasi 40 anni fa, vorrei riportare delle frasi che si prospettano estremamente adatte alla situazione attuale, la quale Illich ovviamente poteva solo immaginare:

In una società scolarizzata trovano giustificazione didattica perfino la guerra e la repressione civile. Le guerre pedagogiche tipo Vietnam saranno sempre più accettate come unico modo per insegnare alla gente il valore supremo del progresso illimitato” e della democrazia, aggiungerei.

Insomma, incredibile come tutto si ricolleghi alle tematiche già trattate precedentemente, da Godin a Latouche, il quale tra l’altro, neanche a farlo apposta, cita spesso e volentieri il pensiero del caro Illich.

Marta, Progetto Qore di Style

mercoledì 22 dicembre 2010

Le Origini della Mediocrità

Buongiorno a tutti! Ci stiamo avvicinando alle festività Natalizie ed oltre ai momenti di condivisione con parenti e familiari, saranno dei giorni di riposo e riflessione... Per questo motivo oggi Vi proponiamo un tema particolarmente piccante! Dal titolo avrete capito che parleremo di Mediocrità e delle due fonti che danno origine a questo modo di affrontare le situazioni e purtroppo la Vita in genere... Speriamo possa stimolarVi e farVi riflettere!

Lo spunto nasce dalla lettura di uno dei libri di Seth Godin scrittore di best seller, uno dei blogger più letti ed esperto di marketing, che nel suo libro "La chiave di svolta" descrive come nasce la mediocrità e lo specifica tramite i due punti seguenti:
  •  Il sistema e la scuola hanno sempre effettuato una sorta di lavaggio del cervello per convinverci che il nostro compito era ed è, fare il proprio lavoro e quello che ci viene detto . Ora non è più così!
  • Ognuno di noi ha nella testa una voce carica di rabbia e paura. Questa è la voce della resistenza ed arriva dal nostro cervello rettile, dall'amigdala e vuole che tu sia mediocre.

Ho riportato fedelmente le parole di Godin che, ad una prima lettura, possono sembrare un pò forti ed estreme però se ci fermiamo a pensare alle varie situazioni che ci troviamo a gestire ogni giorno (lavoro, rapporti, tempo libero, famiglia, ecc) ci accorgiamo che tutto ciò non è molto lontano dalla verità dei fatti.

Se ci guardiamo intorno, anche molto vicino, noteremo che la mediocrità purtroppo fa parte di moltissime situazioni e persone! Ovviamente il tutto deriva dai due punti espressi dall'autore però sta a Noi cambiare il corso delle cose... siamo noi i Protagonisti della Nostra Vita!
Riflettiamo e pensiamo che la resistenza al cambiamento va riconosciuta ed affrontata... dalla conoscenza stessa inizia il vero cambiamento. Impariamo ad essere Indispensabili... Persone che non possono essere replicate o rimpiazzate con facilità! Troviamo la Nostra Chiave di Svolta...

[fonte img]
Grazie a tutti e aspettiamo i Vostri commenti, esperienze e critiche!

Progetto Qore di Style

giovedì 9 dicembre 2010

Le [Non] Strategie del Punto Vendita

Buongiorno a tutti! Oggi Vi sottopongo una questione che mi sembra particolarmente attuale...
Le "non-scelte" strategiche e gestionali di moltissimi punti vendita di piccole e medie dimensioni.

Capita a tutti noi di girare in centro soprattutto nelle giornate di festa e passare davanti ad una varietà di negozi... Forse per deformazione professionale il primo pensiero è il seguente: perchè quasi tutti i punti vendita (non appartenenti a catene) non ricorrono all'aiuto di professionisti della comunicazione per combattere la predominanza dei grandi gruppi industriali.
Sfido chiunque a ricordare questo o quel negozio per qualsiasi particolarità nell'allestimento o in altre caratteristiche comunicative!
Creare un luogo di incontro accogliente ed intrigante, di socialità e successivamente (passo conseguente) di scelta di acquisto, dovrebbe essere lo scopo principale di ogni imprenditore! Il "fai da te" predomina la scena commerciale e forse è una concezione legata anche al contesto geografico e sociale (quì nel nord est ci si arrangia parecchio)...

Altra osservazione riguarda il modo di reagire al momento di difficoltà... poca attenzione nei confronti della priopria strategia (scelta o no, dà comunque delle conseguenze) e molta energia sprecata in lamentele varie nei confronti di attori quali amministrazioni, concorrenti, congiunture varie ecc... Siamo sicuri che prima di tutto non dipenda dalle scelte che facciamo e che non facciamo? Non sta forse a noi distinguerci ed aiutare il nostro cliente ad identificare la nostra offerta?

Mi chiedo e in Qore di Style ci chiediamo quali possano essere le principali motivazioni...

  • Problemi di costi?
  • L' "Io" tuttologo?
  • Scarse informazioni?
  • Poca fiducia generale?
Le risposte a queste domande potrebbero non essere così scontate...

Sarebbe molto interessante avere delle risposte dai principali protagonisti! Imprenditori nel settore del commercio, proprietari di punti vendita o personale che opera come forza vendita...
Coraggio Noi Vi ascoltiamo...

Progetto Qore di Style

martedì 7 dicembre 2010

Latouche & La Decrescita

Il termine “decrescita” e le conseguenti teorie, Serge Latouche e i suoi scritti*, sono sempre più conosciuti, citati e studiati come importanti spunti di riflessione in economia, ecologia e di riflesso anche in sociologia e politica. Vediamo in breve di cosa si tratta...
La diminuzione del livello materiale della nostra vita, all’interno del mondo industrializzato, è diventata una necessità: numerosi segnali della vita quotidiana di ognuno di noi ci portano a tale conclusione.

Tuttavia ciò non deve significare che dobbiamo dirigerci verso una crescita zero, ma bensì verso una crescita negativa, o decrescita, posto che si afferma l’impossibilità di una crescita infinita all’interno di un mondo finito, e di conseguenza l’impellenza di una bio-economia, ovvero di una concezione dell’economia che tenga conto della biosfera.

Il termine decrescita, è da sottolineare che non è da intendersi come uno stato stazionario dell’economia classica (il quale è comunque insostenibile), né come una regressione, né tanto meno come recessione o crescita zero. La decrescita incarna un altro tipo di economia, come riflesso di un’altra mentalità e altri stili di vita, una vera e propria teoria secondo la quale si prevede di abbandonare la crescita per la crescita, fine a se stessa, obiettivo di cui il motore non è altro che il puro e semplice profitto, innescato dai pochi detentori di capitale e le cui conseguenze si ripercuotono, invece, su di tutti in quanto sono disastrose per l’ambiente e la società intera.

Si tratta quindi di abbandonare la fede e il culto incondizionato della crescita, del progresso, del consumo e dello sviluppo, osannatti e mitizzati dalla società attuale come unica forma di benessere sociale, intriso di falsi valori.

Infatti, da un punto di vista puramente sociale, questa società della crescita non è auspicabile almeno per tre ragioni fondamentali: produce enormi disuguaglianze e ingiustizie; crea un benessere ampiamente illusorio; sviluppa una anti-società malata della sua ricchezza.

Quindi, oltre l’insostenibilità ambientale, esistono anche forti contraddizioni sociali prodotte dalla crescita e dai limiti del pianeta, ulteriore conferma dell’insostenibilità di questo sistema, sotto il profilo ecologico e sociale. Anzi, secondo Latouche, lo sviluppo economico non è affatto il rimedio ai problemi sociali ed ecologici che affliggono il pianeta, ma ne è bensì la causa primaria.

È necessaria quindi non solo una vera e propria riconversione dell’economia, ma dell’intero assetto sociale-valoriale della vita dell’uomo, il quale è oggi totalmente improntato sulla primaria importanza del settore economico e del profitto.

Proprio per questo, forse, più che di teoria della descescita, si dovrebbe parlare di slogan, di ideale, di scommessa in cui, coloro i quali hanno formulato una critica radicale dello sviluppo credono; volgendo il loro interesse verso un progetto alternativo per una politica del dopo-sviluppo, elaborando così una proposta alternativa per restituire spazio alla creatività e alla fecondità di un sistema di rappresentazioni dominato dal totalitarismo dell’economicismo, dello sviluppo e del progresso da rinnegare, anche in considerazione delle sue nefaste conseguenze nei paesi del Sud del mondo.

Subentra così la necessità di nuovi valori sociali, per cui bisogna ridurre la nostra crescita economica, per sostituirla con un altro concetto di cultura, felicità, benessere.

Una scommessa utopica? Forse sì…o forse no, anche perché la gestione dei limiti della crescita è ormai diventata una questione intellettuale e politica, trovando spazio all’interno di movimento più ampio di riflessione sulla bio-economia, sul dopo-sviluppo e sull’a-crescita, sancendo così il successo di questa critica, che partendo soprattutto dalla crisi ambientale, ma anche all’emergere della globalizzazione e delle sue ripercussioni sociali, ha portato ad approfondire le sue implicazioni sull’economia e sulla società attuale.

Infondo certe emergenze ambientali, sociali e umanitarie non possono più aspettare, quindi forse, stavolta, è giunto il momento che l’utopia diventi realtà, anche grazie all’incombere di cause di forza maggiore che ci obbligano a cogliere la palla al balzo.

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* Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, Torino, 2008 e La scommessa della decrescita, Collana Bianca, Feltrinelli, Milano, 2007

Marta, Progetto Qore di Style